Gabriele
D’Annunzio è nato a Pescara il 12 marzo 1863 da Francesco Paolo e Luisa De
Benedictis. Essendo stato adottato da una zia materna e dal marito, Antonio
D’Annunzio, assunse il cognome del padre adottivo. Dopo aver frequentato il Liceo
Ginnasio e il Liceo di Prato, si iscrisse alla facoltà di Lettere dell’Università
di Roma, ma non arrivò mai alla laurea. Solo nel 1919 gli fu conferita dalla
stessa università la laurea honoris in Lettere. Ciò è accaduto perché allo
studio preferì la vita mondana della capitale frequentando i salotti più rinomati, i circoli letterari e le redazioni dei
giornali e delle riviste. Con pseudonimi vari fu collaboratore de “La Tribuna”,
del “Fanfulla della Domenica” e della “Cronaca Bizantina”.
Tuttavia questa
partecipazione alla vita mondana non impedì a D’Annunzio di dedicarsi all’attività
letteraria. Nel 1883 sposò Maria Hardouin, duchessina di Gallese, dalla quale
poi si separò. Alcuni momenti importanti della sua vita furono il viaggio in
Grecia, la relazione amorosa con l’attrice Eleonora Duse, il soggiorno in
Toscana nella villa chiamata “La Capponcina” (era appartenuta alla famiglia
Capponi) e la partecipazione alla vita politica. D’Annunzio allora si trovava
tra gli esponenti della Destra, ma poi passò all’estrema Sinistra. Alla
Capponcina ha vissuto circondato da belle donne, armi, cavalli e servi,
conducendo una vita senza problemi, ma senza pagare i debiti che via via
iniziavano ad accumularsi. Per evitare i fastidi dei creditori lasciò l’Italia
e andò in esilio in Francia presso Bordeaux.
Allo scoppio
della Grande Guerra, tornò in Italia per partecipare al conflitto, compiendo
numerose azioni “eroiche”, tra cui la “Beffa di Bùccari” e il volo su Vienna.
“La Beffa di Bùccari” consisteva in un attacco condotto da armate italiane
nella notte tra il 10 e l’11 febbraio 1918, contro la flotta austriaca in
Croazia. Il volo su Vienna invece fu compiuto il 9 agosto 1918 da una
squadriglia di aerei che lanciarono sulla città migliaia di manifesti.
Finita la
guerra, dato che gli alleati non volevano riconoscere l’annessione di Fiume
all’Italia, nel 1919, D’Annunzio con i suoi legionari partì da Ronchi e occupò
Fiume, reggendola fino al “Natale di sangue” del 1920, quando si ritirò per non
spargere sangue fraterno combattendo contro le truppe inviate dal Governo di
Roma, presieduto da Francesco Nitti. Dopo l’impresa di Fiume, D’Annunzio fu
nominato dal re “Principe di Montenevoso” e visse fino alla morte, il 1° marzo 1938
a Gardone Riviera, sulle rive del lago di Garda, nella villa da lui acquistata
e chiamata “Il Vittoriale degli Italiani” (in essa erano presenti molte
reliquie della Grande Guerra).
Da poeta
affermato e da uomo ambizioso, Gabriele D’Annunzio ha saputo realizzare per sé
una vita quasi inimitabile. Ha sempre cercato luoghi che corrispondessero al
suo modo di vivere, rendendoli a loro volta dimore di lusso. Come nella
letteratura e nei suoi romanzi, anche nella vita reale era alla ricerca di
continua bellezza e grandezza. Tutto questo completava il gusto estetizzante
del Decadentismo, una vita costruita come un’opera d’arte. A causa di questa
sua passione e di questo suo modo di vivere però fu costretto più volte a
lasciare le case e le città che amava perché troppo costose e impossibili da
mantenere. Anche gli stessi atti eroici in guerra sono testimoni del piacere di
avventura, del compiacimento del bel gesto, della ricerca della bella morte
come coronamento del vivere inimitabile.


Nessun commento:
Posta un commento